Il cardinale Vincenzo Giustiniani Banca, insigne mecenate delle arti, soprattutto in Roma, e letterato raffinato, fu – tra l’altro – il promotore dell’editio critica dell’opera omnia di San Tommaso d’Aquino. Anch’egli appartenne all’Ordine dei Domenicani, del quale, nel 1558, fu eletto Ministro Generale. Partecipò al Concilio di Trento e papa Pio V lo nominò Nunzio Apostolico in Spagna presso la corte di Filippo II. Nel Concistoro del 1570 venne creato cardinale.
Il palazzo, lasciato dal porporato alla Pia Lascita Giustiniani, fu in proprietà al medesimo casato per oltre tre secoli e fece ripetutamente parte dei Rolli della Repubblica di Genova, come risulta dal censimento effettuato da E. Poleggi (Una reggia repubblicana, Atlante dei palazzi di Genova 1576-1664, scheda n. 70).
Acquistato nel 1826 dalla Congregazione degli Operai Evangelici Franzoniani, divenne sede – al secondo piano nobile – della “libraria” personale dell’abate Paolo Gerolamo Franzoni (1708-1778) che, nel 1749, l’aveva aperta gratuitamente al pubblico.
E la Biblioteca Franzoniana ha svolto il proprio servizio culturale in questo cinquecentesco palazzo fino al 1965.
A partire dal 2001 la proprietà aveva provveduto al restauro conservativo del monumentale atrio e vano scale loggiato dell’edificio, cui era seguito il restauro dell’antico montacarichi manuale, usato nel XIX e inizi del XX secolo per carico e scarico delle “balle” di cotone, e riconosciuto dal Ministero dei Beni Culturali monumento nazionale.
Nel 2003, grazie alle opportunità offerte dal Comune di Genova e dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici e Ambientali della Liguria nell’ambito della valorizzazione e del recupero dei palazzi appartenuti all’elenco dei Rolli, palazzo Giustiniani Franzoni è stato oggetto di un accurato restauro conservativo che ha riguardato i prospetti delle facciate.
L’intervento ha, tra l’altro, riportato alla luce parte della decorazione a fresco un tempo esistente sul prospetto che si affaccia su Via Chiabrera e una colonna medioevale sul prospetto opposto (vico Stoppieri) che testimonia come l’intera costruzione sia stata edificata sulla preesistenza di più antichi edifici forse appartenuti al medesimo casato.