Lungo tutto il secondo millennio i materiali lapidei hanno fortemente connotato il territorio dell’antica Repubblica di Genova, a partire dalle cave: la Pietra di Finale, l’Arenaria di Celle, l’Alabastro di Sestri Ponente, il Verde di Polcevera, la Pietra Nera di Promontorio, il Rosso di Levanto, il diaspro, l’ardesia.
Dalle più antiche testimonianze medievali, risalenti alla fine del XII secolo, fino al periodo dell’emigrazione ottocentesca nelle Americhe, questo territorio ha costruito parte della propria potenza economica sul commercio dei marmi e delle pietre. Genova, grazie all’immensa ricchezza economica delle proprie famiglie, ma anche forte del suo ruolo politico e specialmente economico, ha nei secoli espansi e rinnovati i bacini di vendita dei preziosi materiali lapidei, in particolare il marmo: durante il medioevo in Oriente, tra Cinque e Settecento verso le nazioni europee, specialmente in Spagna, e tra Otto e Novecento verso gli Stati Uniti, l’America Latina e la Russia.
Questo monopolio dei trasporti marittimi, della vendita di materiali grezzi, semilavorati e lavorati ha permesso anche agli artigiani e agli artisti di percorrere, idealmente o concretamente, le vie del mondo. Tali marmi e pietre si trovano così, con le opere di artigiani e artisti, ovunque nel mondo.
Nello stesso tempo Genova, tra Cinque e Settecento, ha saputo far conoscere e valorizzare, non solo economicamente, ma anche culturalmente, diverse tipologie pietre e marmi europei: il broccatello di Spagna proveniente da Tortosa, il diaspro rosa di Sicilia, la breccia d’Arzo del luganese, il rosso di Caunes. E questo ha permesso un favorevole contagio artistico, oggi godibile nelle opere che palazzi, chiese e musei custodiscono.
Se il Sette e l’Ottocento testimoniano, anche attraverso il Gran tour, l’incrociarsi delle tendenze e dei gusti, il Novecento segna una novità significativa: gli imprenditori vanno alla ricerca di nuove tipologie di marmi e pietre, e di nuove opportunità. Si aprono nuove prospettive verso nazioni degli Stati Uniti e dell’America Latina, della galassia degli stati un tempo aggregati alla Russia, fino a nuove frontiere in Africa e Asia. Esperienze che aprono nel terzo millennio ulteriori possibilità di conoscenze culturali e commerciali.